Recensione "Fratelli di sangue" di Ernst Haffner a cura di White Duke

mercoledì 4 maggio 2016

Titolo: Fratelli di sangue
Autore: Ernst Haffner
Pubblicato: Marzo 2016
Editore: Fazi 
Genere: Narrativa straniera
Pagine: 208

Sinossi:

Berlino, primi anni Trenta. La città pullula di adolescenti senzatetto. Alcuni sono orfani, altri sono stati abbandonati dalle proprie famiglie, altri ancora sono fuggiti dagli orfanotrofi e dai riformatori per trovare un senso di appartenenza in una delle molte gang di strada. Quella dei Fratelli di sangue è una di queste, formata da otto minorenni che si aggirano tra i vicoli nei dintorni di Alexanderplatz, vivendo di piccoli furti e prostituzione e costantemente in fuga dalle forze dell’ordine. Uniti da una catena invisibile fatta di regole non scritte, cercano il proprio posto nel mondo e sono avidi di libertà. Insieme a loro ci addentriamo nelle viscere dell’underworld di una Berlino gelida, disperata, affamata: bettole maleodoranti dove la musica imperversa fin dal mattino, teatri abbandonati trasformati in ospizi di fortuna, spettrali luna park dove prostitute bambine si offrono per un paio di giri di giostra. Un universo popolato da vagabondi e vecchi mendicanti, da artisti di strada e suonatori invalidi, da gigolò, borsaioli e spazzaneve, raccontato con il realismo più crudo, senza lasciare spazio a pietismi. Una storia vera e necessaria di amicizia e disperazione, ma soprattutto un profetico documento storico, una testimonianza dell’atmosfera di apocalittica decadenza che dominava la Germania alla vigilia dell’ascesa del nazionalsocialismo.
Uscito per la prima volta nel 1932, il libro fu bruciato nei roghi nazisti. Il romanzo viene oggi finalmente ripubblicato con grande successo in Europa e negli Stati Uniti.

Recensione di White Duke:

Voglio iniziare con la mia considerazione finale su questo libro: non si dimentica.
Questo a significare come questo romanzo riesca a dare al lettore una vivida immagine della società in disfacimento nella quale è ambientato e quanto riesca, usando il tempo presente nella narrazione, a far vivere la drammatica quotidianità dei protagonisti.
Innumerevoli sono sicuramente gli spunti e le riflessioni che ognuno di voi potrebbe estrapolare da questo libro, io qui mi limito a sintetizzarne tre per me significativi.
Il senso di freddo e la necessità di calore (fisico e umano) che si percepiscono costantemente in ogni inquadratura facendo da sfondo alle storie di tutti i protagonisti e la loro spasmodica ricerca di ogni qualsivoglia modalità di sopravvivenza in un ottica necessaria di gruppo, per non trovarsi mai soli in una Berlino come definita più volte dall’autore “spietata”.
Quel destino che appare ineludibile in ognuna di quelle vite e come in quella infinita disperazione la speranza di poter essere altro riesca comunque a farsi spazio in alcune di esse.
La straordinaria attualità del tema della fuga, fuga senza garanzie ma come unica alternativa alla morte che ancora oggi, a più di 80 anni di distanza, riscopriamo nelle quotidiane immagini in televisione dei migranti in una Europa che insensatamente riscopre i muri, quei vecchi muri che hanno visto il sacrificio di generazioni per essere abbattuti.
Il mio voto 4 stelle su 5. Consigliata la lettura.

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